sabato 14 aprile 2012

Juste Pour L'Amour - "Il mio primo cliente" [racconto a puntate]



Le amiche di mia madre si presero curà di me

per diversi anni e per quantomi volessero bene,

tutte erano consapevoli che avrei finito per

diventare una di loro. Il tempo non potevano fermarlo

sul mio corpo e quando diventai signorina

la Grande Madre mi raggiunse in camera spiegandomi

cosa dovevo fare con le pezze di lino bianco che mi stava

consegnando come se fosse una dote.

Una volta terminati i giorni delle "grandi piogge"

mi fece chiamare e senza troppo girarci attorno mi spiegò

che era giunto il momento di fare qualcosa per

ripagare tutte loro di anni di sacrifici.

Pensai ingenuamente mi proponesse di lavare panni e piatti,

di occuparmi della

pulizia delle camere e della cucina, ma per quelle cose

continuò ad occuparsene Elvira la zoppa, per me la grande Madre

aveva altri progetti e vista la giovane età e illibatezza

pensò bene di propormi ad uno dei più ricchi del paese.

Monsieur Dupont.

Era vecchio, grasso eppure ogni volta che arrivava alla casa

tutte facevano a gara per essere scelte, non mi era difficile capire

il perchè ma accettarlo per quanto era viscido mi era impossibile,

non l'avevo mai digerito e quindi mai e poi mai avrei creduto di dover

donare a lui la mia verginità.

La Grande Madre mi raggiunse terminati i giorni del mestruo

in camera, a suo parere quelle quattro mura erano diventate

troppo strette per me, che mi comunicò che era ora cambiassi

di stanza - pregò Elvira di portare tutte le mie cose nella camera che

una volta morta mia madre era sempre rimasta chiusa.

Mi fece uno strano effetto entrarci e mi domandai perchè mia madre, non

m'avesse mai permesso di accedervi.

Se non fosse stato per i quadri

con donne denudate che avava sulle pareti era una stanza

come tutte del resto. Elvira mi comunicò nell'allontanarsi

che da quel momento il mio nome sarebbe stato Lula e che avrei dovuto

dimenticare quello vero per sempre. Certo che erano proprio tutte strane

quel giorno - percepivo negli occhi di ognuna una tristezza profonda,

e mi avrei immaginato cosaa lì a poco mi sarebbe accaduto.

Poco dopo le 21 Monsier Dupont arrivò e dopo aver parlato per

una buona mezz'oranmi venne presentato ufficilamente, mi guardò

da capo a piedi mille volte

facendomi sentire quasi nuda, complimentandosi per il nome che

avevo e sostenendo che sarei diventata bella come mia mamma

se non di più.

Mi abbracciò vedendomi piangere, illudendomi si trattasse di un gesto

affettuoso, ma quando le sue mani iniziarono a sfiorare le mie labbra,

percorrere il mio collo e scendere sino ai seni compresi che le sue

intenzioni erano altre, sapevo che non sarebbe servito a nulla ribellarmi,

che la mia sorte era stata già segnata e priva di ogni via di fuga.

"Siediti su letto con me Lula!" mi disse prendendomi per mano,

stavo per sedermi al suo fianco quando mi disse che forse era meglio

se mi sedevo sulle sue ginocchia, le sue mani intanto presero a frugarmi

sotto i diversi gonelloni, la sua bocca sembrava incollata sulla mia pelle

ed io sentivo la sua saliva come schifida bava colarmi addosso,

presto rimasi seminuda sulle sue gambe, mentre

non faceva altro che ripetermi che dovevo rilassarmi,

che non avrebbe voluto farmi del male.

Mi sdraiò sul letto allargandomi le gambe

mentre le sue dita iniziarono a toccarmi sino a farmi bagnare,

"Sarai vergine, ma buon sangue non mente!" disse ridendo e

facendomi vergognare

e nel sentirmi tirare indietro affondò il suo grosso dito dentro alla vulva

premendolo su e procurandomi un dolore indiscrivibile.

"ecco Lula, il più è fatto!" slacciò i pantaloni e senza darmi nemmeno

un secondo entrò in me con tutto il suo arnese, lo vedevo scendere

e salire su di me, lo sentivo entrare ed uscire dalla mia carne,

sin quando ad un tratto sul mio corpò

riversò un sostanzioso sputo che proveniva dal suo pene.

"raccoglila con le dita e assaggiala Lula!" mi ordinò

spiegandomi che i suoi vizi

erano molti di più e che presto sarebbe tornato pretendendo

da me tant'altro.

Appena chiuse la porta corsi sul bidet e continuai a lavarmi

insistentemente sperando l'acqua potesse togliermi da addosso

il ricordo della mia

prima volta, altro che principe azzurro, a deflorarmi era stato un

schifoso vecchio ripieno di vizi e malsana libidine.

>>>

Scritto da AnimadellaLupa

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